La Francigena
dei Pellegrini

 

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La Via Francigena

Nicorvo e la Via Francigena

 

La Confraternita di S.Jacopo di Compostella

   

Francesca all'ingresso di Nicorvo,
dove il pellegrino deciderà
per la vecchia o per la nuova strada

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Segni chiari e bidirezionali

"pellegrinetto" giallo,
freccia binca verso Roma,
freccia gialla verso Santiago

Gianmario nel dedalo delle risaie

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Ecco le informazioni che il Comune vi mette a disposizione:

La via Francigena a Nicorvo

per saperne di più su Nicorvo

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Per poter vedere Nicorvo su una cartina geografica, occorrerebbero un paio di lenti di ingrandimento e un'attenta ricerca a nord-ovest dell'Italia. Eccolo!!! Nicorvo da un punto di vista geografico è situato in una zona chiamata Lomellina, conosciuta per la coltivazione del riso ed è un piccolissimo paese situato a pochi chilometri da Novara, Vercelli, Casale Monferrato, Mortara e Vigevano. Il paesaggio che troverete, arrivando in paese, sara' di grandi appezzamenti di terreni pianeggianti che cambiano colore con il passare delle stagioni: l'azzurro dell'acqua nel periodo primaverile, il verde durante la crescita del riso, il giallo a fine maturazione e infine il color nocciola dopo il raccolto e durante l'inverno. E'chiaro quindi, che la principale fonte economica della zona è la coltivazione di questo cereale e Nicorvo non fa eccezione. Esistono altri due tipi di cultura non meno importanti in questa zona, quella dei pioppeti, e quella del mais. Quando vi troverete a camminare vicino ad un "bosco di pioppi", per chi non è abituato a questo paesaggio, sembrerà di vedere tanti soldatini all'adunata mattutina e sarà impossibile non sentire il grande cinguettio giocoso di molte specie di volatili.

Purtroppo i pioppeti, le sponde del torrente Agogna e le rive delle migliaia di canali (rogge) che incontrerete nel vostro cammino, sono rimasti gli unici luoghi dove molti animali della zona nidificano e trovano rifugio. Avrete sicuramente la possibilità di incontrare germani, aironi di ogni specie, fagiani, mini lepri, cicogne e le così tanto odiate nutrie! Apparentemente sembrano dei ratti giganti, ma in realtà sono dei castorini del Sud America, finiti in Italia per diventare pellicce! Essendo un castoro vive vicino a corsi d'acqua, scavando buchi e gallerie piuttosto grandi e profondi nel terreno.
Purtroppo ogni tanto durante queste operazioni di escavazione, finisce in prossimità di qualche risaia, che inevitabilmente si svuota causando danno alla coltivazione. Inoltre non essendo originaria di queste zone non ha predatori, e continua a riprodursi in maniera incontrollata: è quindi facile immaginare come gli agricoltori della zona non amino per niente questo animale! Rimane, comunque e senza ombra di dubbio, la zanzara la prima in classifica per il tormento e il fastidio che provoca a chiunque abiti o transiti in lomellina: un consiglio per tutti coloro che si trovano da queste parti, è di non partire mai senza essere muniti di qualche repellente!!


La strada che percorrerete da Robbio per raggiungere Nicorvo si troverà inevitabilmente a passare sul ponte del torrente Agogna. Questo torrente apparentemente tranquillo che si trova sul lato sinistro del paese, è stato spesso causa di rovinose inondazioni; durante il periodo invernale può capitare di trovare il ponte chiuso al traffico a causa dell'aumento repentino dell'acqua. Proseguendo il cammino, sarà impossibile non notare un secolare cedro del libano, che sorge davanti al cimitero; fino a pochi anni fa gli alberi erano due, ma un brutto temporale, ne ha abbattuto uno.

Ed eccoci finalmente arrivati ad un cartello su cui è scritto NICORVO! Alcune persone appassionate di storia, hanno dato una serie di possibili origini al nome di questo paese. Qualcuno sostiene che una ricca famiglia romana, il cui nome chiaramente era "Corvini", avesse una grande villa in prossimità di cascina Palazzo (situata sulla strada per Ceretto, dopo la deviazione per cascina Canobbiana ). Questa tesi è comunque supportata dal fatto che in quella zona, dopo il livellamento di alcuni terreni, sono stati ritrovati frammenti che inevitabilmente ci svelano la presenza di un nucleo abitativo piuttosto antico. Tra i reperti ritrovati possiamo elencare una serie di oggetti interessanti: mattoni, tegole, vasi, anfore, selci bianche del Giurese inferiore, scorie metalliche di fusione, urne contenenti ceneri, oggetti metallici discoidali ( forse si trattava dei così detti " Dischi Perlati"), ecc., ecc…. Purtroppo il materiale sopra elencato, è il poco che si è salvato poiché molto di ciò che è stato rinvenuto ( pietre, mattoni, coppi ecc., ecc.), è stato utilizzato quasi sicuramente per altri scopi nell'arco di due millenni, ad esempio la costruzione delle strade adiacenti a Cascina Palazzo. Non si conosce neanche l'estensione di questa zona archeologica, anche se qualcuno dice che dovrebbe essere di circa due ettari. Molte altre possibilità sull'origine del nome,le possiamo trovare nel libretto, ovviamente noto agli abitanti di Nicorvo, del sacerdote Luigi Bozzani, scritto nel 1910 in onore del Santuario della Madonna del Patrocinio. Il sacerdote, nella parte iniziale, si dilettò a raccontare una serie di probabili origini delle quali era venuto a conoscenza. La prima teoria riportata dice che Nicorvo derivi dal latino "nidus-corvi", cioè nido del corvo. Pare che a causa del gran numero di morti insepolti che ebbe Mortara nel tredicesimo secolo, vivessero in questa zona, numerosi stormi di corvi (famosi chiaramente per essere degli ottimi spazzini!). La seconda teoria riportata, deriva anch'essa dal latino "ni(nisi)-corvus", parola usata per indicare qualcosa di poco importante. La terza teoria non è nient'altro che una supposizione del sacerdote, secondo il quale nella metà del quindicesimo secolo a causa dei continui saccheggiamenti che avvenivano in questa zona fra i Langoschi, i Beccaria e Milano, si aggiunsero anche i padroni del Monferrato che sulla sommità del loro vessillo ponevano delle ali di corvo, per schernire i paesi sottomessi. E qui ci fermiamo, perché dalle leggende o supposizioni, passiamo a ciò di cui storicamente siamo certi. Nel 960 Berengario II, re d'Italia, ordinava di dare caccia ai lupi che infestavano alcuni territori. Nell'elenco compare il nome di "San Terenzio ad Nemus", ovvero Nicorvo (nell'alto medioevo in molte località la denominazione religiosa aveva il sopravvento su quella civile). Intorno all'anno mille Nicorvo appariva come un piccolo gruppo di case sparse, situate all'ombra di due chiesette: una dedicata a San Michele e l'altra a San Terenziano, della prima non sappiamo molto, ancora ad oggi, non abbiamo alcuna idea di dove sorgesse. Di San Terenziano sappiamo che era una piccola chiesetta ubicata fuori dalle mura dell'abitato, vicino a dei vigneti. Anche di quest'ultima non conosciamo il luogo dove sorgeva anticamente, ma sappiamo da un documento scritto in latino datato 23 settembre 1460, che sotto il dominio spagnolo, veniva innalzata la nuova chiesa di San Terenziano, che è esattamente dove la possiamo vedere oggi, ed è ancora la nostra parrocchia. Nell'anno 1620 vennero inaugurate e benedette, sia la nuova chiesa di San Terenziano "entro le mura", sia il nuovo cimitero adiacente alla chiesa medesima. Terenziano nacque da genitori pagani e si convertì al cristianesimo a soli 15 anni. San Terenziano fu vescovo di Todi e un grande taumaturgo, morì martire nel 138 d.c. La fama attribuita al santo era quella di guaritore delle malattie reumatiche, ecco perché venne suggerito come santo patrono del paese (a quei tempi era una malattia molto diffusa in questi luoghi). La chiesa di S. Terenziano si trova ancora al centro del paese, ed è stata recentemente ridipinta all'esterno ( giallo e marrone) ma purtroppo per ora è stato impossibile restaurare il dipinto che si trova al centro sulla porta principale esterna. Il dipinto, che rappresenta il martirio del santo, è così rovinato che è quasi impossibile vederlo. Una delle difficoltà del restauro sta nel fatto che non si riesce a trovare una foto che ritragga il dipinto, per poterlo così portare al suo stato originale. All'interno il dipinto migliore è la tela del coro che rappresenta la B.V. del Rosario col Bambino Gesù tra gli angeli avente ai piedi S. Domenico e S. Terenziano V. e M., ed è attribuito alla scuola del Lanino. La festa patronale è la prima domenica di settembre.

Voltando le spalle a questa chiesa, scopriamo che proprio lì, su quell'incrocio così pericoloso, all'ombra di una gigantesca magnolia (provate ad andare vicino al tronco e guardate verso l'alto) c'è il santuario della Madonna del Patrocinio. Apparentemente sembra una piccola chiesetta semi abbandonata e semidistrutta! Comunemente da tutti viene chiamata La Madonnina e l'amore, la devozione e il rispetto che tutti gli abitanti del paese hanno per questa effige è grande e infinita!! La chiesetta-santuario un tempo era probabilmente una semplice cappelletta edificata intorno al 1500 e che venne poi trasformata nel 1764. La tradizione ci racconta che questa cappella una volta fosse girata al contrario e facesse parte del cortile dei padri gesuiti che allora risiedevano a Nicorvo. Oggi quel cortile e la casa adiacente sono una proprietà privata.

All'interno della piccola chiesa, si possono ammirare dietro le due grate laterali all'altare, moltissimi ex voto donati alla Madonna Per Grazia Ricevuta. In paese si sente spesso raccontare di tutti quei giovani che prima di partire per la guerra, portarono le loro foto in chiesa , e pregarono la Madonna che li facesse ritornare presto a casa. Gli anziani del paese dicono che tutti quelli che fecero questa preghiera ritornarono, mentre gli altri vennero dichiarati dispersi, in quell'occasione l'ex voto fu un grande lampadario (appeso poi nella chiesetta) donato dai reduci alla Vergine.

All'interno del piccolo Santuario si può ammirare sulla pala dell'altare, un bellissimo affresco inserito in un ovale rappresentante la Madonna seduta sulle nuvole con in braccio il Bambino Gesù, come si potrà notare, l'affresco attualmente non si trova più attaccato ad una parete ma è sostenuto da una struttura di ferro. Purtroppo non sappiamo nulla riguardo alla sua collocazione originale.
Nella parte alta dell'affresco appaiono due angeli intenti, con una mano a posare sulla testa della Madonna una corona e con l'altra a sorreggere una corona del rosario. Anche la Madonna e il Bambino hanno tra le mani un rosario, secondo l'iconografia cristiana, questo sta a significare che probabilmente il nome "di battesimo" di questo affresco fosse appunto "Madonna del Rosario". Ma come descritto precedentemente l'atto dell'imposizione dall'alto da parte degli angeli della corona e la presenza di molti "ex voto" all'interno del Santuario, starebbe a significare l'attribuzione di meriti "miracolosi" a questa effige. Da questo si può dedurre il conseguente cambio di nome in "Madonna del Patrocinio".
L'autore dell'opera è sconosciuto e come sostenuto da alcuni esperti d'arte che hanno visionato l'affresco, probabilmente non è attribuibile ad un autore italiano, sembrerebbe invece di chiara tradizione spagnola a causa dei tratti somatici delle figure che sono rappresentate nell'opera (fatto probabilmente attribuibile alla presenza del dei padri Gesuiti. Chiunque si intendesse d'arte, di iconografia cristiana o conoscesse informazioni che possano essere utili a "tracciare" una storia dell'affresco, può farlo tramite questo sito).

Entrando a sinistra, non si può fare a meno di notare una piastrella gialla e blu incastonata in un quadro, sono ben visibili la conchiglia, simbolo di Santiago de Compostela e le chiavi decussate, simbolo di Roma luoghi storicamente conosciuti per il pellegrinaggio. La piastrella, unica in tutt'Italia, è stata donata alla Madonna nell'ottobre del 2006 dalla Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia durante la festa a lei dedicata. I confratelli-pellegrini chiesero la benedizione, la protezione e il patrocinio per tutti i viandanti sulle strade del mondo ed in particolare per i pellegrini che percorrendo la via Francigena, passano appunto da Nicorvo. Da notare inoltre sull'arcata che sovrasta l'altare, un dipinto raffigurante il sole: la stessa tipologia di disegno, la possiamo trovare nella basilica di S. Lorenzo a Mortara e all'interno della sala da pranzo della Certosa di Pavia. La festa della Madonnina è la quarta domenica di ottobre, dopo la santa messa del mattino, viene fatta una vendita all'incanto la quale, per tradizione, serve a recuperare fondi necessari per il mantenimento e la ristrutturazione del santuario. Se vi trovate a passare da queste parti proprio quella domenica, vi invito a fermarvi, per assistere all'asta è qualcosa di veramente originale e unico! Alcune persone offrono alla madonnina dolci, torte, salumi di vario genere, di solito di tipo casereccio, a questo punto un banditore, in modo simpatico e caratteristico, mette all'asta i doni e proprio come nelle aste di tutto rispetto, vengono venduti al miglior offerente! In questo modo tutti riescono a partecipano con le proprie possibilità, chi non può partecipare con grosse somme di denaro, per esempio, cucina una torta e chi se la porterà a casa l'avrà sicuramente pagata più del suo valore. Tutto questo fa si che tutti indistintamente possano partecipare, e soprattutto divertirsi!!

L'incanto della Madonnina è una tradizione antica, l'unica differenza è che un tempo i doni erano pollame e vino, e gli acquirenti erano i cittadini in cerca di cibi di qualità. Durante il pomeriggio, avviene la benedizione delle automobili e dell'automobilista, ed è anche una delle rare occasioni nella quale è impossibile trovare un parcheggio libero!! Esiste anche un'altra tradizione particolare e originale a Nicorvo: la Festa del Cimitero. Praticamente la seconda domenica di maggio, durante il pomeriggio, viene rinnovato il ricordo di chi non è più tra noi, con una messa celebrata direttamente al campo santo. Questa festa è molto sentita tra i nicorvesi, perché permette alle famiglie di potersi riunire e offre l'occasione a molti che non vivono più qui, di incontrarsi con chi invece ha scelto di rimanere. Anche in questa occasione, è impossibile trovare un parcheggio libero, soprattutto lungo la via che costeggia il cimitero. Visto che seguendo la Via Francigena vi troverete a passare proprio lì davanti, magari proprio la domenica in questione, avrete la possibilità di ascoltare la santa messa in un luogo particolare, e per una festa unica! In paese oltre alle due chiese, esistono anche due edicole: una è dedicata a Sant'Ignazio e l'altra è dedicata a Santa Lucia.
Don Paolo, il nostro parroco, dice di non aver nessun documento, che spieghi l'origine delle due effigi.

Per quanto riguarda Sant'Ignazio, il parroco pensa che sia legata alla presenza in passato dei padri gesuiti a Nicorvo. Per quanto riguarda Santa Lucia, non sa quale spiegazione ci possa essere. Mi ha anche raccontato che durante un recente restauro dell'edicola della Santa, si sono resi conto che il dipinto è su una semplicissima asse di "compensato", da qui nasce la deduzione che sia un'opera piuttosto recente. Dato che in questo paese è di uso e costume comune decantare le proprie idee come verità assolute, ho deciso anch'io di cimentarmi in questa impresa tentando di dare la mia spiegazione alla presenza di Santa Lucia. Intorno agli anni 50 a Nicorvo e negli altri paesi lomellini, in alcuni periodi dell'anno, vivevano oltre duemila persone, l'aumento degli abitanti dipendeva dalla grande richiesta di manodopera legata alla coltura del riso. Ovviamente erano molte le persone che per lavorare, sceglievano di lasciare la famiglia per qualche periodo. Ecco che nei paesi e soprattutto nelle cascine, che potremmo definire come delle vere industrie in quegli anni, la presenza degli abitanti aumentava a dismisura, riempiendosi principalmente di manovalanza femminile: le mondine. La percentuale maschile che veniva assunta nei periodi di maggior lavoro agricolo, era notevolmente inferiore, ma non del tutto inesistente. Queste donne e uomini arrivavano un po' da ogni regione del nord Italia: erano piemontesi, emiliani, veneti, lombardi, ecc. Ovviamente queste presenze rimanevano il tempo necessario alle lavorazioni agricole, e dopo il raccolto ritornavano nei loro paesi nativi. Ma come spesso accade molti di loro si sono sposati con persone del posto, trasferendosi definitivamente in lomellina. Questo è lo spunto che mi ha fatto pensare alla devozione e alla tradizione che esiste nella zona di Cremona dove è addirittura Santa Lucia che a cavallo di un mulo, il 13 dicembre porta i doni ai bambini e non Gesù Bambino come nella maggior parte dei paesi italiani. Concludendo secondo me è possibile che qualche devoto di questa santa, originario della zona cremasca dopo essersi trasferito qui, non abbia voluto rinunciare alle proprie tradizioni e abbia deciso di farla conoscere anche agli abitanti di Nicorvo. Le supposizioni mie e di Don Paolo, nascono dal fatto che nessuno dei due santi è, per così dire, originario di queste zone. Sarà inevitabile per chi giunge da Robbio, vedere l'edicola di Santa Lucia, dato che praticamente è proprio sul bivio dove scegliere se proseguire per Cascina Canobbiana o per Cascina Afficiati. Per vedere quella di Sant'Ignazio, bisogna seguire per Cascina Afficiati e una volta giunti davanti alla Madonnina, non si devia a destra e si prosegue dritti per circa 300 mt. Per poter vedere le due chiese invece, dovreste scegliere come strada quella alternativa (cascina Afficiati), avendo anche la possibilità di potervi rinfrescare alla fontanella che si trova proprio davanti alla Madonnina (l'acqua è potabile). Se deciderete di percorrere quella originale (cascina Canobbiana), sappiate che le due chiese distano poche centinaia di metri dal bivio situato all'interno del paese, e quindi perdereste pochissimo tempo sulla vostra tabella di marcia. Comunque come certo sapete, entrambe le strade portano alla frazione di Mortara chiamata Madonna del Campo. Entrambe le strade offrono lo stesso tipo di paesaggio che ho descritto all'inizio, l'unica differenza è che la strada originale passa purtroppo per 900 mt sulla ferrovia "fate molta attenzione perché purtroppo il treno quando arriva non si sente!" Se avete spazio nello zaino, metteteci anche uno di quei giubbetti ad alta visibilità e indossatelo se percorrerete la ferrovia, personalmente lo indosserei anche nei tratti di statale. Come penso vi sarete accorti, molte delle cose che ho scritto provengono sia da racconti di paese sia dalle poche tracce scritte che sono riuscita a recuperare. Avrete anche notato che nonostante il paese sia piccolo, non è certo avaro di storia e cultura e se non avessi avuto il dubbio di avervi già annoiato, avrei continuato a raccontarvi un bel po' di cose. Spero comunque di non averlo fatto, ma di esservi stata d'aiuto nel soddisfare almeno in parte la vostra voglia di sapere e conoscere !!!
Ultreya!!

Francesca Grosso


 
 

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